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BIOGRAPHY

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Non ricordo con precisione la prima volta che ho ascoltato la voce del saxofono, forse in uno dei tanti dischi di mio zio Luigi. Potrebbe essere stato il soprano di Coltrane in "My favorite things" come pure quello di Gianni Basso in "My Funny Valentine" o meglio ancora Gil Ventura in "Blue shadow" ma di certo ne rimasi immediatamente folgorato...

In effetti, se adesso sono un saxofonista, si tratta più che altro di una casualità. Io suonavo il clarinetto, così come voleva mio padre mentre il sax piaceva a mia madre. Dopo alcuni mesi di studio l'insegnante di clarinetto che mi impartiva lezioni disse loro, chiaro e tondo, che nella vita avrei potuto seguire strade importanti e diventare ingegnere, dottore, scrittore ma non musicista: a suo parere non ero portato. Di nascosto sentii queste affermazioni ed iniziai ad impegnarmi nello studio del clarinetto più per ripicca che per passione... 

Qualche anno dopo ero già iscritto al Conservatorio di Roma nella classe di clarinetto del grande Mariozzi ed il destino, forse per la prima volta in assoluto, mi giocò uno dei suoi proverbiali tiri. Con i miei cugini avevamo costituito un'orchestrina ma il clarinettista c'era già, rimaneva una sola possibilità di ripiego e quindi scelsi il saxofono. O forse sarebbe meglio dire che lui scelse me e mia madre, senza farlo sapere a mio padre, mi comprò il primo saxofono: un tenore Borgani. Lo pagava 15.000 Lire al mese alla banda del mio paese. Dall'amore e l'intuizione di mia madre è nato tutto o quasi...

Nel corso degli anni ho potuto conoscere sempre più minuziosamente  questo tubo misterioso, una "pipa di nichel" incredibile, ammaliante e fascinosa. Uno strumento "endoscopico" che, come nessuno altro strumento musicale, entra nel nostro corpo, sonda le nostre emozioni ed esprime i desideri, le sonorità e gli umori più disparati.
Non mi ha più lasciato, ne' mai tradito ed ha cambiato totalmente la mia vita...
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